Partnership al Progetto

BioTech FOODiversity, Un centro di biotecnologie applicate all’agricoltura ed all’industria alimentare.



Un centro per la coltivazione e la ricerca. Una fortuna aver potuto conversare con LUIGI CATTIVELLI, membro del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura a Piacenza e membro del CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. 
Più che un’intervista, è stata una piacevole conversazione. Alla scoperta di come i tempi che corrono, rivoluzionino anche i geni; i nostri e quelli delle piante. 
Tutto cambia e tutto muta, così come i geni. Un esempio molto semplice, che Luigi mi ha esposto in maniera estremamente elementare per una maggiore comprensione, è pensare ad un cane. La forma selvatica di questa specie animale è il lupo. 
Un lupo non ha gli enzimi che gli consentono di digerire l’amido, un cane sì. Così anche le piante, mutano i loro geni ed un centro di ricerca nasce dall’esigenza di studiare questi mutamenti e quali siano questi geni che consentano il loro miglior sviluppo.
In sostanza un continuo studio ed aggiornamento. 
Ma agli occhi di un architetto, quali sono le esigenze per un genetista e ricercatore? 
Luigi Cattivelli si è dimostrato più che esauriente:
Un centro di ricerca dovrebbe accogliere in media dalle 100/200 persone. 
Spazi dedicati all’amministrazione che vanno dal 10 al 15% della superficie totale, una sala congressi, 2/3 sale incontri, aule per il personale scientifico, 4/5 laboratori (tra qui alcuni sterili per la coltura in vitro), un’area tecnica, che sembra risultare più che importante, per il suo sistema impiantistico, poiché dovrà accogliere frigoriferi, quindi che dovrà essere climatizzata, coibentata  con un sistema di raffreddamento adeguato; locali aziendali e locali tecnici. 
Ma cosa fondamentale sono le SERRE. 
Un’azienda agraria arriva fino a 20 ettari, con un’illuminazione adeguata. Oggi molto utilizzata è quella a LED. É fondamentale l’illuminazione, quella solare è di intensità importante; ma quella direzionale , che noi aspiranti architetti siamo portati a sperimentare, non risulta essere sufficiente ai fini dello sviluppo della natura. 

Tutte informazione carpite e nel quale mi sono lasciata guidare, citando anche l’area che ho preso in considerazione per UNLost Territories e che lo stesso Luigi Cattivelli, reputando interessante questo programma, mi ha consigliato come muovermi, nel vero senso della parola. 
Visitare un centro di ricerca. Ho sempre pensato che un’architettura studiata su di un libro, non è mai la stessa cosa di vederlo ed esplorarlo con i propri occhi, con la propria fisicità materica. La mia ricerca continuerà, cercando un centro di ricerca che mi offri la possibilità di visitarlo. 
Per ora, il contatto con Luigi persisterà.

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