Imprinting

Negli ultimi anni, le parole, sono state coloro che mi hanno accompagnato durante le mie esperienze. Parole, espresse ed incise, che mi hanno permesso di rendere metaforicamente reale il “mio giardino dell’eden”, tutto quello che contenevo e proteggevo. 

Solitamente inizio con una lista, sintetizzando quello che sarà il contenuto. Per quanto sia precisa e schematica, per me scrivere è un atto eseguito per mezzo dell’istinto e figlia dell’ispirazione. Scrivere è una presa di coscienza e di apprendimento. Comprendere ed apprendere se stessi. Apprendiamo dai nostri genitori schemi comportamentali, che un giorno potranno rivelarsi fallimentari o meno. Apprendiamo dalla scuola, dimenticandoci che un ambito costituito da quattro mura, due finestre, una porta, una lavagna ed un posto a sedere potranno rivelarsi il luogo dei tuoi desideri e passioni. 

Una materia, come la geografia, che poco amavo; poiché mi sentivo maggiormente coinvolta dalle scienze e dal disegno, che reputavo più interessanti, dato che il mio istinto si faceva facilmente guidare da queste materie. Ero pronta a concludere le mie scuole elementari presentando una tesina. Ovviamente avrebbe dovuto comprendere tutte le materia, fino a quel momento “apprese”. Mi guidarono, mi consigliarono e mi affidarono come argomento per la mia nemica la Scandinavia, la Norvegia e la Svezia. Come cambiò la mia considerazione nei confronti di questa? Semplice, disegnando. Riprodussi, a mano libera, per la mia tesina di quinta elementare, i fiordi di quel luogo in capo al mondo. Tanto vicino, ma così lontano e sconosciuto. Ciò che amavo fare, come disegnare, aveva fatto da collegamento a qualcosa che odiavo apprendere. Ho imparato, sapendo fare già qualcosa. Disegnare una cartina geografica è stato il mio Imprinting

Mi affascinava vedere una città come Roma sempre piena di così tante persone provenienti da ogni parte del mondo, indossando le maglie dell’Hard Rock; mostrandole come un vezzo, poiché riportavano i nomi delle città che avevano potuto visitare. Ebbene, terminata quella cartina ed osservando come fossi stata capace di riprodurre fedelmente quei fiordi che, allora, era una parole del tutto nuova, ma che conteneva molto di più, perché ad oggi posso dirlo, mi feci una promessa

Raggiunta l’età per poter viaggiare indipendentemente, il primo luogo che avrei visitato sarebbe stata quell’affascinante terra, la Norvegia. Ad oggi? Il mio viaggio verso la Norvegia è iniziato 9 anni fa. Partendo dall’Irlanda, passando per la Repubblica Cieca, Malta, le Isole Baltiche, l’Olanda, l’Inghilterra, la Spagna, la California, la Germania, il Vietnam, il Canada, la Danimarca ed infine approdando nel mio porto, in Norvegia. Forse avrò dimenticato quale luogo, non includendo la mia terra, che è stata altrettanto fondamentale per la mia formazione, ma ci sono arrivata. Cambiavo città e Stati, alla ricerca di quelle radici che non mi sono mai appartenute qui a Roma.


CURVE SPEZZATE__LINEE MODELLATE

In realtà la Norvegia ha fatto altro: si è fatta scoprire quando era il momento giusto, il momento di fermarsi, ma accompagnandomi sempre nelle altre mete. Mi ha regalato amicizie che oggi mi aprono le porte delle loro case, della loro più assoluta intimità. Vogliono che faccia parte della loro vita e sia parte attiva di quei luoghi, anche per mezzo di quello che sto studiando e per il quale mi sto formando professionalmente, al punto da diventare i miei mentori. Maestri dell’architettura per la loro cultura, scuola e contesto territoriale. 



Ma in tutto questo il mio imprinting da dove nasce? Sorge con il famoso sole di mezzanotte per poter essere paradossalmente sentimentali, ma nasce con l’inconsapevolezza che, quel luogo, mi ha donato con la sua conformazione territoriale così unica ed ineguagliabile, il desiderio di riprodurla, ad immagine e somiglianza nelle mie forme. Apprendere da ciò che ci circonda, da ciò che la natura può offrirci e che noi siamo disposti a ricevere. 

La creatività risiede nell’individuo che è capace di reinterpretare ciò che già esiste, perché è difficile che qualcosa si crei dall’inesistente. Esiste sempre qualcosa a priori. Il mio è stato quel luogo, unico per le sue forme, per la sua pianta (fiordi), per la sua sezione (i profili delle Alpi Scandinave) ed i suoi prospetti (i tetti a doppia falda che caratterizzano le loro architetture). Perturbante ed impressionante, ovviamente con interpretazione più che positiva, è stato un intero Stato, ma determinante una città: Trondheim, nata e sviluppatasi proprio da ciò che la natura ha dettato, affacciandosi sull’oceano Atlantico e seguendo le linee di quelle che ere glaciali hanno dato vita, un fiordo. 


TRONDHEIM, Norway

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